La continuità amministrativa è responsabilità

Fermare tutto, realizzazioni ed evoluzione, non è cultura di governo. Le istituzioni sono amministrate pro tempore per tutti, non per gli interessi dei sostenitori di chi ha vinto le ultime votazioni.
Le città hanno infatti bisogno di adeguare le proprie infrastrutture per stare al passo con le esigenze che mutano. Stabilità e continuità istituzionale sono fattori di attrattività fondamentali.
Per questo a Palazzo Mezzabarba ci siamo attivati su più livelli tra il 2014 e il 2019. L’eredità di progetti e finanziamenti non c’era, a partire dal bilancio non approvato, fino al cantiere fermo del Centro Culturale a Santa Clara, dove non c’era neppure la stima di quanto servisse per completarlo.
Abbiamo riorganizzato gli uffici dei lavori pubblici e sono iniziate le partecipazioni al reperimento di fondi, come il Bando Periferie del Governo, seguito da programmazione e progettazione degli interventi, dal singolo marciapiede alla nuova fermata ferroviaria Pavia Policlinico-Università. Proseguire in base ai desiderata dei singoli interessi significava continuare nell’ammaloramento di manufatti ed edifici pubblici, nonché del verde urbano.
Tra bandi e opportunità di finanziamento c’era il progetto di cablaggio con la fibra ottica, dell’allora neonata società pubblica Open Fiber. Siamo riusciti a essere il primo capoluogo in Lombardia, tra i primi in Italia, a fruire dell’opportunità, fondamentale in una città come Pavia con prestigiose istituzioni accademiche e sanitarie. L’assenza di connessioni veloci in tante parti del Paese è un serio problema, non a caso adesso quel progetto sta evolvendo nella nuova società che unirà le reti presenti, grazie agli investimenti di Cassa Depositi e Prestiti.
Purtroppo, l’esecuzione dei ripristini è stata scadente e in ritardo, ed è motivo di contenziosi per Open Fiber in tutta Italia. Non ci consola ma rende più chiaro con quale tipo di soggetto ci siamo imbattuti. In questi mesi di emergenza Covid quel lavoro di cablaggio ha permesso a tanti di poter lavorare, studiare e passare meglio il tempo libero durante i confinamenti, e non solo. Ci sono altri quartieri, come Pavia Ovest e il Borgo, dove potenziare la connettività digitale ad alta velocità, ma non se ne parla in Amministrazione.
Sui rifacimenti delle piazze nei quartieri i progetti sono stati ritardati di un anno. Da nuove centralità per le persone, quindi con protagoniste vivibilità urbana e commercio di vicinato, sono diventate ristrutturazioni dei parcheggi esistenti. L’idea che lo spazio pubblico sia un’infrastruttura sociale di tutti, non un affastellamento dei mezzi privati di pochi, fermi per gran parte del tempo, neanche è entrata nella riflessione istituzionale. Questo è ciò che avviene in tutte le città più belle e attrattive, quelle che torneremo a visitare e ammirare al termine della pandemia.
Il capolavoro amministrativo è l’inversione della priorità per la realizzazione della nuova fermata ferroviaria Pavia Policlinico-Università, nome compreso. Una infrastruttura pubblica ideata per decongestionare dal traffico esterno la stazione e sostenere il distretto della Salute e della Ricerca, le maggiori ‘fabbriche’ della città, che potrebbe diventare la fermata per il nuovo centro commerciale che sorgerà sulla ex Necchi, e relativi condomini di pregio. Il tutto con il Policlinico che avalla lo spostamento della nuova stazione verso il centro, e rinuncia anche alla nuova piazza con parcheggio sotterraneo e servizi commerciali, come avviene in tutte le strutture sanitarie moderne, a volte anche in modo eccessivo. Intanto anche l’adiacente Cnao si avvia al raddoppio.
Quindi, sempre senza mai dichiararlo ai cittadini, si piega all’interesse privato un’infrastruttura pubblica. Un volano per lo sviluppo di un’area con tre Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico San Matteo, Mondino, Maugeri, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologico e un grande polo universitario, un unicum. Una fermata che valorizzerebbe anche lo stadio, di cui userebbe i parcheggi vuoti per gran parte del tempo, e ha dato impulso per il recupero della ex Neca.
È tempo di riaprire il dibattito pubblico sul futuro di Pavia che non può essere lasciato in pochi luoghi chiusi ed è un dovere nei confronti della comunità cittadina. Oggi ancora di più, perché dobbiamo immaginare adesso il dopo pandemia, e una delle centralità saranno la sanità e l’università, non i centri commerciali.